La psicosi collettiva del brumista e il 6G
Prosegue lo sviluppo tecnologico: è stato appena presentato un prototipo di sistema 6G intelligente e semplificato. Questo sistema si distingue per una velocità di trasmissione record a livello mondiale di 6,6 Gbps, un rilevamento di precisione sub-metrica e capacità di comunicazione semantica multimodale. Tra le sue novità spiccano:
- Scalabilità dinamica della potenza di calcolo: il sistema adatta in tempo reale la capacità computazionale alle esigenze aziendali, ottimizzando l’allocazione delle risorse.
- Aggiornamenti online delle funzionalità: consente di implementare miglioramenti senza interrompere le operazioni di rete, sul modello degli aggiornamenti delle app per smartphone, garantendo flessibilità senza compromettere l’esperienza utente.
- Elaborazione dati per applicazioni avanzate: collegando le stazioni base a pool di calcolo AI edge, dispositivi come droni e robot intelligenti possono sfruttare direttamente la potenza computazionale, incrementando l’efficienza complessiva.
Lo sviluppo dell’intelligenza artificiale si basa su tre pilastri fondamentali – dati, potenza di calcolo e algoritmi – tutti strettamente legati alle reti. Il prototipo 6G offre una piattaforma flessibile ed efficiente, progettata per rispondere alle esigenze delle applicazioni intelligenti e favorire la transizione verso reti più evolute. La comunicazione semantica, intesa come tecnologia che analizza il rapporto tra simboli e significati, rappresenta un ponte tra comunicazione e intelligenza artificiale. Filtrando i dati alla fonte prima della trasmissione, questo approccio riduce il carico di rete, migliorandone le prestazioni.
Nonostante i progressi, ogni grande innovazione tecnologica porta con sé timori antichi, rintracciabili fin dalla scoperta della ruota. La storia dimostra che ogni rivoluzione – dalla ruota alle macchine industriali – ha generato apprensioni, spesso legate alla paura di perdere il lavoro o di affrontare l’ignoto. Tuttavia, queste trasformazioni hanno sempre aperto nuove opportunità, migliorando nel tempo la qualità della vita. La chiave sta nella gestione della transizione e nel ruolo dei media, che influenzano profondamente la percezione pubblica e l’impatto psicologico di questi cambiamenti.
Studi sull’impatto psicologico delle rivoluzioni industriali rivelano che tali periodi di trasformazione sociale ed economica hanno spesso causato disordini, cambiamenti nelle condizioni di lavoro e nuove forme di stress, legate alla natura mutevole del tempo e delle mansioni. Purtroppo, i media tradizionali hanno talvolta amplificato queste tensioni, privilegiando il consenso facile e perpetuando narrazioni obsolete.
Un esempio più recente è l’avvento dell’automobile, che, pur portando alla scomparsa di alcuni mestieri, ha generato nuove professioni come meccanici e autisti. La Prima Guerra Mondiale ha accelerato questa transizione, formando autisti-meccanici e dimostrando come i progressi tecnologici possano creare competenze richieste dal mercato. Oggi, l’automazione guidata da intelligenza artificiale e robotica suscita preoccupazioni simili: perdita di lavori tradizionali, necessità di nuove competenze e polarizzazione del mercato del lavoro. Eppure, come in passato, queste innovazioni promettono di aumentare la produttività e creare opportunità inedite.
Nell’era dell’AI e della robotica, assistiamo a dinamiche analoghe, con timori diffusi sulla disoccupazione e un bisogno urgente di un’informazione responsabile per orientare la società. Le rivoluzioni tecnologiche, pur comportando sfide, hanno storicamente dimostrato di generare benefici a lungo termine. La complessità della transizione attuale richiede però meccanismi di adattamento sociale più sofisticati, per affrontare l’impatto psicologico e le conseguenze economiche sui lavoratori, preparando il terreno a nuove professioni e ruoli futuri.
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